Papà mi ha sempre insegnato che il processo é più importante del risultato. Sono cresciuta con questo pensiero in testa e solo ora, dopo questa stagione, mi rendo conto quanto questa filosofia mi sia stata d’aiuto.
Perché lo sport é fatto così, a fine stagione si traggono le somme, si fanno bilanci, si guarda chi ha vinto le medaglie, chi ci é passato accanto, e ci riduciamo a numeri, a centesimi, a piazzamenti.
Ma in fondo una stagione vale molto di più, lo sport ti fa crescere, tempra il carattere, ti rende viva…
Non ho vinto una medaglia olimpica per 1 centesimo, l’oro era a 12 centesimi, ho sfiorato la coppa di super-g e non l’ho portata a casa. Ma non mi lascio ridurre a questo, quei centesimi, quei punti non sono abbastanza per descrivere il mio percorso.
Realizzo solo ora quanto questo anno sia stato particolare, diverso, intenso. Normalmente ci si allena per migliorare, invece questa volta partivo da molto più lontano; a febbraio 2017 sono andata a pezzi e io torno da lì, dall’infortunio. Ho letto che andare in pezzi sia l’unica opportunità per ricostruirsi così come si ha sempre voluto essere e che bisogna passare dalla crisi per avanzare.
Nel passato ho spesso cercato di controllarmi; le mie scelte e il mio carattere mi sembravano già abbastanza complicati e temevo che mostrare le mie debolezze o i momenti difficili mi rendesse ancora più fragile ed attaccabile. Sono fatta così, nascondo tanto dietro ad un sorriso e anche quando tutto va a rotoli cerco il positivo, perché é il mio modo di reagire alle difficoltà, per trovare le energie di affrontare tutto e andare avanti.
Vedo i problemi, li sento e provo a risolverli, ma focalizzarmi su di loro li ingigantisce, ne aumenta l’importanza e diventa difficile superarli.
La mia corazza di difesa però ha reso inavvicinabile, incomprensibile e portava ad un accumularsi di fraintendimenti.
Questa stagione ho scoperto di avere abbastanza coraggio per piangere davanti alle telecamere e ammettere che avrei davvero voluto vincere in Corea. Un anno fa non avrei osato, avrei mandato giù tutto e mi sarei chiusa a riccio, cercando di mascherare il dolore che sentivo dentro e che mi stava lacerando.
È stato un inverno estenuante, la consapevolezza di amare quello che faccio mi ha portato a vivere tutto ancora più intensamente, i momenti di gioia così come quelli difficili e ogni gara mi ha dato molto ma mi ha anche chiesto tanto.
È passato poco più di un anno e mi sento di nuovo bene, posso di nuovo allenarmi, lavorare, limare i dettagli e fare progressi. La difficoltà di quest’inverno é stata il dover compensare la mancanza di allenamento e quindi di routine e abitudini, con l’istinto, l’esperienza, la passione, la fiducia nei miei mezzi.
Quando si dice che “c’é bisogno di tempo” per tornare da un infortunio é vero, ma come atleta questa frase é straziante.
Sapevo di dover aver pazienza e prendermi il tempo per rimettere tutti i pezzi del puzzle al loro posto, d’altro canto ogni gara che facevo, l’affrontavo come se fossi al top della forma, perché era l’unico modo per andare avanti, ritrovare gli automatismi e diventare quella che desidero essere.
Si dice spesso che é nei momenti di difficoltà che ci si sente soli, che tutti quelli che ti stavano accanto quando vinci scompaiono e puoi contare solo sulle persone che ci tengono davvero.
Ecco, nel momento in cui tutto si é fatto più silenzioso, si sono spenti i riflettori sulla mia vita, ho scoperto invece di avere molte più persone attorno che mi volevano bene ed erano pronti ad aiutarmi di quelle che pensavo. Ero talmente concentrata (e persa) sui miei sci, che non li avevo nemmeno visti, ma loro già c’erano.
Non sarei chi sono oggi senza i miei splendidi genitori; sono le persone che mi hanno spinto ad essere una persona migliore. Mi hanno aiutato nei momenti di difficoltà e mi hanno sempre fatto sentire il loro sostegno. Anche quando neppure io riuscivo a capirmi, sapevo di poter contare sul loro supporto.
Grazie papà, senza di te non sarei la donna che sono e sicuramente non sarei l’atleta che sono, sei la mia guida e il mio punto di riferimento, sempre e comunque. Grazie mamma per avermi fatto riscoprire il ruolo di figlia, per esserti sempre presa cura di me anche quando ero distante e per essere la fonte di ispirazione che sei.
Mio fratello é la persona che mi ha sempre dato la certezza di essere fortunata, tutti meriterebbero un fratello come lui. Sei la mia parte migliore, la persona a cui vorrei assomigliare e che mi sa far ridere sempre, sei unico bruder!
Il mio anno non sarebbe stato così intenso e ricco di risate se non avessi incontrato un team fantastico come Simone, Sabrina, Tamara e Marco di FisioSummit, lo studio di fisioterapia era diventata praticamente casa mia e ho trovato una seconda famiglia. A completare il team Marco, Patrick, Giovanni e Thierry. Grazie per tutto quello che mi avete dato, insegnato e condiviso con me. Sono di nuovo io, grazie a voi.
Grazie Olivier (Siegrist) per avermi ricostruito il ginocchio, sono ripartita da lì, da quell’ospedale ginevrino.
Un grazie enorme a Giulia, dire che é la mia addetta stampa é più che riduttivo. Sei un’amica, personal assistant, confidente, valvola di sfogo ma soprattutto una persona eccezionale.
Subito dopo l’incidente ho chiesto aiuto a Swiss ski e se quest’inverno sono riuscita ad esserci, a progredire costantemente e ora ad essere nella condizione migliore per preparare la prossima stagione é perché c’era Giulia che mi ha sgravato di tantissimi impegni. Si é occupata di problemi che dovevo risolvere sempre da sola, ha pianificato appuntamenti ed interviste che prima occupavano la mia casella mail ed il mio telefono ed é stata “la mano in più” che ho sempre cercato ma mai trovato. Grazie ad Alexandre che ha coordinato tutto, lavorare con voi due insieme…siete uno spettacolo!
Nei libri narrano spesso di amicizie coltivate sin dall’infanzia, nella vita reale sono più rare ma esistono. Sabrina era la mia migliore amica già alle elementari e l’intesa che avevamo allora é rimasta intatta anche 20 anni dopo, poco importa che si tratti di sushi take away, di organizzare un trasloco, di partire in vacanza insieme… e quest’anno sei stata l’amica migliore del mondo.
Negli anni passati ho spesso avuto l’impressione che mi mancasse un pezzo, era una sensazione di incompletezza e ho sempre pensato che fosse legato al mondo dello sci. Quest’inverno ho scoperto quale fosse il tassello mancante e non aveva nulla a che vedere con lo sport: si chiama amore.
Con Valon ho scoperto la forza di essere in due e di avere una persona accanto che ti tiene per mano e non ti lascia mai sola.
La scorsa estate bevendo un te con Daniele Finzi (una persona eccezionale che mi ha aiutato moltissimo) ricordo che mi chiese “sei innamorata?”. “No Dani”. Mi rispose “ti auguro che ti succeda presto perché é la cosa più bella che c’é e ti farà star bene”.
Hai ragione Dani, ora so di che parli e Valon é veramente la cosa più bella che mi potesse capitare.
Ho avuto la fortuna di poter contare durante tutta la mia carriera sul sostegno di sponsor straordinari, nel passato non sempre li ho valorizzati quanto meritavano e l’ho capito durante questi mesi. Non è scontato avere un supporto del genere e vi rivolgo un grazie enorme, senza di voi non avrei mai potuto intraprendere questa strada per realizzare i miei sogni. E grazie per starmi a fianco pure nelle avventure future!
Un grazie enorme va anche a Hans, il mio capo squadra. Mi hai dato un ruolo importante in una squadra dove prima del tuo arrivo io nemmeno un posto avevo, mi hai permesso di crescere e di evolvere e tanti miei successi sono arrivati anche per merito tuo. Mi hai dato serenità, fiducia ed il sostegno che tutti meriterebbero di ricevere dalla propria federazione.
Grazie a Tom, il mio skiman durante gli ultimi due anni. Si è arrovellato il cervello giorno e notte per aiutarmi con il materiale, mille idee, discussioni, proposte, tentativi per diventare più performanti. Il ruolo dello skiman viene troppo poco valorizzato, sono le persone che ci mettono in condizione di sciare veloce, senza sci performanti anche la miglior tecnica fatica e soprattutto sono le persone che ci accompagnano fino al cancelletto di partenza. Grazie.
A fine stagione tanti atleti lasciano, ma a volte pure gli allenatori se ne vanno. Un grazie quindi a Dani Petrini per tutti questi anni e soprattutto per non aver mai dimenticato che c’ero, anche quando ero infortunata. Sei stato la mia sicurezza in partenza dei super-g, ci mancherai.
Grazie a Nicc e alla sua telecamera per avermi portato un po’ più vicina alla gente e aver accettato la sfida di voler raccontare la mia storia. Grazie Santiago, Dev e tutto il team Lat46 per esserci e darci una mano.
E grazie a tutti, quelli che non ho nominato ma che ci sono stati, che mi hanno regalato momenti felici, che mi hanno sostenuto, mi hanno rivolto una parola gentile o d’ispirazione, a coloro che con una parola mi hanno dato la forza di rialzarmi, a quelli che mi hanno fermato per strada per dirmi di continuare a crederci, ai bambini che mi hanno fatto sorridere, agli amici che mi hanno regalato un po’ del loro tempo… grazie a tutti.
Perché quest’anno, questo sport, questa vita… hanno molto più da raccontare e da dare che 12 piccoli centesimi.